Thursday, January 25, 2007

Lost

Created by Jeffrey Lieber, J. J. Abrams and Damon Lindelof. Pilot episode was first broadcast on September 22, 2004. Since then, two seasons have aired and a third began on October 4, 2006. Produced by Touchstone Television, Bad Robot Productions and Grass Skirt Productions and airs on the ABC Network in the U.S. Music by Michael Giacchino. Executive producers are J.J. Abrams, Damon Lindelof, Carlton Cuse, Jack Bender, Jeff Pinkner and Bryan Burk

Plane crash’s not a new subject for fiction. Why’s that old-content TV series been having such a big audience? We hypotesize that 9/11 was the beginning of the Post-Teletransportation-Era. --

--- L’aeroporto è il vero protagonista di Lost. L’aeroporto è un limbo chiuso che fa di tutto per mimetizzare l’aeroplano creando l’illusione del teletrasporto. Gli aeroporti seri celano l’immagine esterna dell’aeroplano, il passeggero può relazionarsi solo con l’interno di esso. Il tempo del viaggio diviene, controintuitivamente, quello dell’attesa per l’imbarco. Il tempo del viaggio, sempre più in analogia con la materializzazione e rimaterializzazione molecolare del teletrasporto, tende a diluirsi fino a divenire trascurabile rispetto alle impacciate umane azioni terrestri di carico, scarico trasporto etichettatura, sabotaggio, guardia e ladro. L’efficienza della macchina nel neutralizzare l’effetto della distanza ridicolizza l’uomo nella sua materialità animale, lo mette di fronte al suo essere dipendente, i raggi X svelano l’universo umile degli oggetti servili, spazzolino e calzascarpe. La civiltà dell’usa e getta rende antieconomica, irrazionale e infantile la naturale propensione dell’individuo ad affezionarsi ai propri oggetti, agli effetti personali. L’avvenenza del personale di bordo, il saluto del capitano, la celebrazione del comfort insita nella poltrona imbottita, nelle riviste gratuite, nell’offerta delle vivande diventa sempre più residuale, anacronistica - stratagemmi per anestetizzare l’affettività animale connessa a una concezione novecentesca del volo, quello pionieristico, avanguardistico dei triplani, delle turbolenze, degli ingranaggi, degli atterraggi di fortuna, del paracadute, della maschera per l’ossigeno. La fobia del volo, residuo evoluzionistico di un lontano passato da bipede terrestre dell’homo sapiens sapiens, innocua nevrosi da esibire vezzosamente. Lo spazio dell’aeroporto ha esportato la sua aterritorialità, il suo essere terra di nessuno fino ad annettersi il territorio cittadino; il suo magnetismo, la sua offerta di contiguità l’ha reso spazio aperto, dilatato, integrato e infine inglobante la città ad aggregare le metropoli in un’immensa conurbazione; il tempo dell’esistenza è diventato quello dell’aeroporto, quello sospeso nell’attesa del salto in un’altrove, quello sdoppiato, straniante, paradossale del jet-lag, sempre più subordinato alle convenzioni e distante dalla continuità biologica circadiana legato all’alternarsi del giorno e della notte e delle stagioni. Sempre più straniante l’etimo marinaresco del lessico aeronautico – equipaggio, salire a bordo, aero-porto, imbarco, rotta, velocità di crociera, nodi – legati all’immaginario e alle dinamiche polarizzate in senso solidaristico-regressivo (fino agli estremi del cannibalismo e dell’incesto) della “socialità forzata insulare”, tipica dei lunghi trasferimenti, del naufragio, delle società utopistiche e degli scenari post-apocalittici.
L’apocalisse, per l’appunto, materializzata senza preavviso nelle forme di un aeroplano, nel cielo limpido del mattino, l’undici settembre duemilauno.

4 comments:

Marco Inzitari said...
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Marco Inzitari said...

Good post...cryptic, hermetic, in a perfect Enrico Ghezzi's style...but also suggestive, if you don't loose your mind after the first 2 rows. Here Lost is just starting again (probably the episode number 300 and something). I'll try to get on the island and I'll let you know how it is.

herdakat said...

Bella rece, complimenti!

Anonymous said...

Ma c'e' un aeroporto in Lost? Maybe I'm...lost.