Saturday, February 10, 2007

Forum: contemporary italian movies

After Dav’s post I was wondering if Italian cinema is dead…this is something that we repeat very often, in a typical Italian attitude. And I think it’s not! The best 5 movies of this century I could remember off the top of my head…feel free to comment, to suggest different movies and your personal ranking...in the language you prefer, of course!

1) "Le conseguenze dell’amore", Paolo Sorrentino (2005)
International titol: The consequences of love

2) "L’ora di religione (il sorriso di mia madre)", Marco Bellocchio (2002)
European title: The religion hour
International titol: The religion hour (my mother’s smile), or only My mother’s smile

3) "I cento passi", Marco Tullio Giordana (2000)
Canadian title: One hundred steps
International title: The hundred steps

4) "L’imbalsamatore", Matteo Garrone (2002)
International title: not found

5) "La meglio gioventù", Marco Tullio Giordana (2003)
International title: The best of youth

Friday, February 2, 2007

Dreamgirls

by Bill Condon. Beyonce Knowles, Jamie Foxx, Eddie Murphy, Danny Glover, Jennifer Hudson. DreamWorks Pictures and Paramount Pictures, USA 2006. Gen. Musical / Drama, 131'.

The tribute to the modern American popular music is becoming trendy: Dreamgirls shortly follows “Radio America”, by Robert Altman, who started this movie genre in 1975 with “Nashville”. Dreamgirls, adapted by a Broadway musical, is the story of the Supreme, leaded by Diana Ross, and in general of the renaissance of the Soul music in the ’60. A picture of the rise and fall of the protagonists of that era. The songs are too many, but the music is more exciting than the play. Some voices are outstanding, as well as the beauty of Beyoncè Knowles (Diana Ross) and Eddie Murphie wearing a red shining jumpsuit. Not bad, only if the theater is not showing something better on Friday night… ---

Non molto da aggiungere…il film scorre, se non fosse per un sopravvento della musica sulla trama verso la metà. Quando per ogni dialogo sembra che debba partire un pezzo. Ma le canzoni, Soul and R&B, sono forse la cosa migliore. Insieme ad alcune voci nere, alla bellezza di Beyoncè, e al mitico Eddie Murphy, che calza alla perfezione il personaggio (in particolare nella scena in cui prova al piano con tuta rossa in acrilico luccicante). Se non c’è niente di meglio venerdì sera… ---

Thursday, February 1, 2007

L'arte del sogno

by Michel GONDRY. Francia-Italia, 2006.
Gael García Bernal, Charlotte Gainsbourg, Alain Chabat, Miou-Miou, Pierre Vaneck, Emma De Caunes.
Fant., Col., 105 min, distr. Mikado.

Also distributed in:
French - La science des rêves;
English - The Science of Sleep.

Stéphane (Gael García Bernal) is a shy young man who has just moved back to his childhood home in France from his home in Mexico, the birthplace of his deceased father. He goes to work at a novelty calendar company, but finds his job stifles his creativity.
A cute and similarly creative young woman, Stéphanie (Charlotte Gainsbourg), moves across the hall from his apartment, and Stéphane soon finds himself attracted to her. His courtship of her becomes turbulent, as he has a hard time separating his dreams from reality. ---

La "casualità sincronizzata parallela" (Parallel Synchronized Randomness) è quel fenomeno che si verifica quando due menti raggiungono una sorta di accordo profondo che le induce a compiere contemporaneamente e contestualmente le stesse operazioni, un po' come quando ci si incrocia sul marciapiede con un'altra persona e per qualche istante si improvvisa un balletto per decidere chi deve passare a destra e chi a sinistra.
Il concetto costituisce la linea portante di tutto il film.
Lo si capisce a partire dalla scelta dei nomi dei protagonisti, Stéphane e Stéphanie.
Ma anche la vita dei personaggi è condizionata dalla casualità sincronizzata parallela, che li costringe ad una continua rincorsa reciproca fatta di slanci, di dubbi e di rimorsi, in parte dovuti alla patologica difficoltà, propria di Stéphan e trasmessa allo spettatore, di distinguere il reale dal sogno.
Le sequenze oniriche sono realizzate in stop-motion utilizzando materiali poveri come cartone, incarti di caramelle, i pupazzi di pezza costruiti da Stéphanie.
Nel sogno, e nel tentativo di elaborazione mentale della realtà durante il sonno, si trova il più evidente collegamento tra L'arte del sogno e il precedente fortunato film di Gondry, Eternal Sunshine of the Spotless Mind (sciaguratamente tradotto in italiano con il titolo Se mi lasci ti cancello).

Sinossi.
Dopo la morte del padre in Messico, Stéphan torna a Parigi, dove la madre gli ha trovato un lavoro come grafico in una ditta di calendari pubblicitari. Il lavoro si rivela ben presto arido e noioso, e fonte di depressione per Stéphan, dotato di fervida creatività.
La delusione passa in secondo piano quando il protagonista incontra l'amicizia e l'amore della nuova vicina di casa, Stéphanie.
Il rapporto tra i due è però complicato dalla patologica incapacità di Stéphan di distinguere la realtà dai sogni.

Monday, January 29, 2007

Le conseguenze dell' amore

By Paolo Sorrentino, Italy 2004 (distributed by Fandango). With Toni Servillo, Olivia Magnani, Adriano Giannini, Raffaele Pisu, Angela Goodwin.

For those of you who enjoy to discover new things, new directors, and not so common stories, here you have an opportunity to see a movie quite different from the rest: appealing, bit philosophical, bizarre lovestory within the more regular sort of thriller frame. Keep an eye on the delicious black sense of humor of the main character. ---

(Originally posted in: http://desdesants.blocat.com/
)

--- La imatge inicial, atents, ja ens mostra que aquest film no se sembla a gaires altres: un pla de dos minuts d’una cinta transportadora amb un grum que porta una maleta. Després, la pel·lícula. Un home de cinquanta anys passa el dia al bar de l’hotel on s’hostatja des de fa, exactament, vuit anys. Sempre amb les mateixes rutines, el mateix cigarret a la boca i assegut en el mateix racó al costat de la finestra. Ningú sap què hi fa allí ni perquè s’hi està. Sóc un comerciant, diu. Però tot es desenvolupa a la Suïssa italiana i aquest no és un fet irrelevant. Lentament l’argument comença a prendre forma.

Un thriller on s’hi barreja amor, màfia i sol·litud amb una cadència lenta però apassionant que permet entrar en la psique dels diferents personatges. Sobresurt el de l’estrany hoste (captivador Toni Servillo), però també el de l’encisadora cambrera Olivia Magnani). Amb cops existencialistes fantàstics, amb autèntic i sorprenent sentit de l’humor italià, amb extraordinària habilitat per al suspens.

Després d'aquestes descripcions no és d’estranyar que la història m’acabés entusiasmant. El fum que surt del cigarret, l’inexplicable misantropia del personatge principal, la necessitat de l’amor. Tot lliga i et duu parsimoniòsament història avall. Les crítiques que he llegit després ho corroboren: una gran pel·lícula on tot encaixa com un rellotge suís. Ara bé, si el tempo lent us aclapara i la vostra companya es desperta a mitja pel·lícula amb mala llet, ho podeu passar malament.

Valoració: Un enigmàtic thriller (sí ) italià.

Saturday, January 27, 2007

Friends

"There is little favorable to be said about poverty, but it was often an incubator of true friendship"

From Nelson Rolihlahla Mandela, Long walk to freedom, Back Bay Books/Little, Brown and Company, NY 1994.

Thursday, January 25, 2007

Lost

Created by Jeffrey Lieber, J. J. Abrams and Damon Lindelof. Pilot episode was first broadcast on September 22, 2004. Since then, two seasons have aired and a third began on October 4, 2006. Produced by Touchstone Television, Bad Robot Productions and Grass Skirt Productions and airs on the ABC Network in the U.S. Music by Michael Giacchino. Executive producers are J.J. Abrams, Damon Lindelof, Carlton Cuse, Jack Bender, Jeff Pinkner and Bryan Burk

Plane crash’s not a new subject for fiction. Why’s that old-content TV series been having such a big audience? We hypotesize that 9/11 was the beginning of the Post-Teletransportation-Era. --

--- L’aeroporto è il vero protagonista di Lost. L’aeroporto è un limbo chiuso che fa di tutto per mimetizzare l’aeroplano creando l’illusione del teletrasporto. Gli aeroporti seri celano l’immagine esterna dell’aeroplano, il passeggero può relazionarsi solo con l’interno di esso. Il tempo del viaggio diviene, controintuitivamente, quello dell’attesa per l’imbarco. Il tempo del viaggio, sempre più in analogia con la materializzazione e rimaterializzazione molecolare del teletrasporto, tende a diluirsi fino a divenire trascurabile rispetto alle impacciate umane azioni terrestri di carico, scarico trasporto etichettatura, sabotaggio, guardia e ladro. L’efficienza della macchina nel neutralizzare l’effetto della distanza ridicolizza l’uomo nella sua materialità animale, lo mette di fronte al suo essere dipendente, i raggi X svelano l’universo umile degli oggetti servili, spazzolino e calzascarpe. La civiltà dell’usa e getta rende antieconomica, irrazionale e infantile la naturale propensione dell’individuo ad affezionarsi ai propri oggetti, agli effetti personali. L’avvenenza del personale di bordo, il saluto del capitano, la celebrazione del comfort insita nella poltrona imbottita, nelle riviste gratuite, nell’offerta delle vivande diventa sempre più residuale, anacronistica - stratagemmi per anestetizzare l’affettività animale connessa a una concezione novecentesca del volo, quello pionieristico, avanguardistico dei triplani, delle turbolenze, degli ingranaggi, degli atterraggi di fortuna, del paracadute, della maschera per l’ossigeno. La fobia del volo, residuo evoluzionistico di un lontano passato da bipede terrestre dell’homo sapiens sapiens, innocua nevrosi da esibire vezzosamente. Lo spazio dell’aeroporto ha esportato la sua aterritorialità, il suo essere terra di nessuno fino ad annettersi il territorio cittadino; il suo magnetismo, la sua offerta di contiguità l’ha reso spazio aperto, dilatato, integrato e infine inglobante la città ad aggregare le metropoli in un’immensa conurbazione; il tempo dell’esistenza è diventato quello dell’aeroporto, quello sospeso nell’attesa del salto in un’altrove, quello sdoppiato, straniante, paradossale del jet-lag, sempre più subordinato alle convenzioni e distante dalla continuità biologica circadiana legato all’alternarsi del giorno e della notte e delle stagioni. Sempre più straniante l’etimo marinaresco del lessico aeronautico – equipaggio, salire a bordo, aero-porto, imbarco, rotta, velocità di crociera, nodi – legati all’immaginario e alle dinamiche polarizzate in senso solidaristico-regressivo (fino agli estremi del cannibalismo e dell’incesto) della “socialità forzata insulare”, tipica dei lunghi trasferimenti, del naufragio, delle società utopistiche e degli scenari post-apocalittici.
L’apocalisse, per l’appunto, materializzata senza preavviso nelle forme di un aeroplano, nel cielo limpido del mattino, l’undici settembre duemilauno.

Wednesday, January 24, 2007

Figlia di una vestaglia blu

Simona Baldanzi, Fazi, Roma, 2006.


An italian young writer tells us about the workers world of her country between two different generations. Two different points of view interlace each other in a beautiful story of love. Love for the ethic of work, love for men's history and above all love for a territory: the beautiful mountains of Mugello. ---


Di Simona Baldanzi avevo letto il racconto Finestrella viola, vincitore del premio Campiello giovani nel 1996 e un piccolo stralcio del presente romanzo, che poi sarebbe diventato il capitolo Portone.


--- Nel suo romanzo d'esordio, autobiografico, Simona Baldanzi riesce in un'operazione assai difficile. Riesce a dichiarare il proprio amore per qualcosa che proprio nello stesso momento e forse anche proprio grazie allo stare scrivendo tale dichiarazione, sta lasciando. E' come un fidanzato che inizia l'ultimo discorso alla propria amata dicendo "Ti amo ma…". La cosa mirabile è che riesce però a farlo senza che le sue parole risultino minimamente ipocrite o false. Simona lascia il mondo del lavoro operaio, il mondo che ama, che l'ha vista nascere e crescere una prima volta tra le lavoratrici di una fabbrica tessile e che l'ha vista rinascere e conquistare una propria identità matura tra i minatori della TAV, quei minatori, fratelli al suo mondo per classe sociale, ma lontani per origine, portati in casa sua per straziare le montagne a cui è così legata.

Simona non è destinata a fare l'operaia, malgrado ancora in Italia esista, soprattutto in certi ambienti, una sorta di predestinazione sociale per cui il lavoro e la vita che si farà sono spesso legati a quelli dei propri genitori. Simona farà altro e tra le altre cose, per nostra fortuna, la scrittrice. Malgrado ciò non si stacca dalle proprie radici, dal proprio territorio; non tradisce né le sue montagne né i suoi lavoratori.

La sapienza di quello che sta raccontando passa attraverso le storie, storie a lei vicine fisicamente ed emotivamente, storie anche diverse dalle sue private ma delle quali è venuta a conoscenza parlando con la sua gente. E passa attraverso un uso bello delle parole e del fraseggio. Un uso apparentemente semplice e molto preciso, così raro tra i giovani scrittori.

Nel romanzo di Simona Baldanzi la storia della protagonista si intreccia con quella dei lavoratori, della fabbrica che non c'è più, delle nuove gallerie, dei nuovi centri commerciali, in maniera delicata e sapiente. Se in La dismissione, di Ermanno Rea il punto di forza era dato dai dettagli tecnici e storici relativi alla fabbrica e la storia privata del protagonista sembrava quasi un pretesto, in questo romanzo ci si appassiona alla vita della giovane ricercatrice la cui vicenda viene narrata con il pudore tipico delle autobiografie. I piani che si intrecciano sono tanti, si scorrono molti ambiti della vita della protagonista, dal suo lavoro, così diverso da quello di cui principalmente ci parla, al suo impegno politico e sociale. Ci piacerebbe poter leggere cosa pensa la protagonista del romanzo, così caparbia, forte e al contempo delicata, del recente vigliacco attentato alla sede del partito comunista di un grosso paese del suo amato Mugello, sapere se pensa che possa avere a che fare con le continue angherie che quel territorio sta subendo in nome di una distorta modernità.